Non amo il concertone del Primo Maggio, principalmente per due motivi: perché è vero che salta sempre fuori qualche band che suona della fastidiosissima musica balcanica e perché ha ormai una patina polverosa che mi crea scompensi spazio-temporali. Muoversi lungo le direttrici consuete significa trovarsi intrappolati nella folla o imbottigliati nel traffico. Così, saputo che in questo giorno di festa si sarebbe svolta Ombra delle Mura, presso Villa Angaran San Giuseppe a Bassano del Grappa, è stato piuttosto facile scegliere dove andare. Evento Piccolo, come si legge nella relativa locandina, ma estremamente godibile e interessante: bastano poco più di una ventina di cantine e la sapiente organizzazione di Gianpaolo Giacobbo per creare aspettative puntualmente soddisfatte. Plusvalore aggiunto, fare una breve camminata e trovarsi nel pieno centro storico di quel gioiello che è Bassano. Molti spunti e assaggi convincenti, frutto di una line-up – per restare in ambito musicale – davvero indovinata.
Il Moralizzatore: l’impressione che danno i ragazzi di questa cantina è che si divertano a fare vino e sperimentare, riuscendo a trasmettere quest’attitudine ai vini che producono: sono tutti briosi, ricchi di profumi freschi e fragranti, dal sorso vivace e senza esitazioni. In particolare, il Vespaiò è un mix di vespaiola e tai rifermentato in bottiglia, totalmente privo di certe mancanze che affliggono la categoria, come disorientamento olfattivo e debolezza strutturale: va dritto al punto, con un fine corredo floreale e fruttato, accompagnato da freschezza e sapidità incisive. Il Groppello ha un bellissimo contrasto tra naso dolce e speziato e un tannino ancora feroce: sarà molto interessante metterlo alla prova fra qualche anno.
Marko Tavčar ha in Pietra 2015 una malvasia apparentemente tutta pesca ed erbe aromatiche, che poi travolge con un torrente salino. Calda e corposa, ma percorsa di continuo da queste scosse salmastre.
Il Brichet di Casa Coste Piane è un Prosecco frizzante colfondo che vibra e quasi sconcerta: forse perché non ci si aspetta quasi mai oggi, dalla nebulosa Prosecco, di trovare un vino così profondo e calibrato, non omologato, disposto su un ventaglio di note tra mughetto e pera, cedro e mentuccia. In degustazione c’era anche il base 2009 in magnum: iodio, fiori di campo secchi, confettura di susine e frollini, ancora molto vivo.
Il Ceo propone due vini che hanno in comune sorso fresco e guizzante: Merloq, merlot/cabernet sauvignon netto e ricco di frutta rossa, violetta, eucalipto e china; Vespri, vespaiola frizzante rifermentata in bottiglia, profumata e piacevole.
Alla postazione de I Canevisti il divertimento è assicurato: la loro opera di salvaguardia e promozione di antiche varietà dell’Alto Vicentino si esplica attraverso vini spesso ottenuti da vecchie viti, dalle rese bassissime. Il Bianco del Roccolo 2015 di Antica Vigna del Roccolo deriva da vespaiola, pedevenda, dorona, garganega e altre uve locali: potente ed espressivo, tra sensazioni di agrumi e spunti balsamici. Il Gruajo 2017 di Ca’ San Stefano, da uve gruvaio, difficili e dalla maturazione scalare: attacco piccante e vagamente animalesco, poi si fa fruttato su un buon corpo. Sapido e succoso il mix di pedevenda e vespaiola di Tenuta Ca’ Fratte. C’è anche spazio per uno chateau locale, il Chateau Barcon, compendio di vitigni rossi locali, inaspettatamente polposo e speziato.
Sontuosa la Bianca Regina 2012 di Lusenti, malvasia di Candia aromatica dei Colli Piacentini, qui in versione vendemmia tardiva: la dolcezza è solo olfattiva e varietale, tra raffinati spunti di frutta sciroppata, agrumi canditi, zucchero filato e una sottile balsamicità. In realtà il vino è secco, molto sapido, dallo sviluppo pieno e articolato.
Lo Zigant di Lodi Corazza è uno straordinario Pignoletto Superiore dei Colli Bolognesi, che affascina con fini profumi di erbe aromatiche, spunti citrini e di frutta matura. Poi affonda un sorso tanto dinamico quanto rotondo, fatto di armonia e persistenza.
Particella 128 2016 è uno spumante metodo classico non dosato di Cinque Campi. Spergola che fa acciaio e 12 mesi in bottiglia, restituendo un vino allegro e facile ma di carattere, lontano dall’egemonia pinot/chardonnay: è ricco di fragranti profumi floreali e agrumati, dalle nette sensazioni acide e sapide al gusto.
Aggraziati e scorrevoli i vini di Terre di Pietra. Senza eccessi, sempre misurati, dalla Garganega ai Valpolicella e alla Corvina. Sorprendente il Rabiosa, Rosso Veronese IGT da uve marselan, tipiche di Linguadoca e Rodano. Prugna secca e mirtillo nero, rabarbaro, liquirizia, chiodi di garofano ed epilogo pepato. Avvolge senza stancare, mantenendo nerbo e tensione.
La chiusura non può che essere affidata ad Andrea Picchioni, altro vignaiolo che ha in serbo una serie di vini precisi e di grande efficacia. La Bonarda dell’Oltrepò Pavese Ipazia è vivace di tipologia e di fatto, sin dal suo porpora brillante. Vinoso e fruttato, solletica il palato e lo lascia intonso, ideale per congedarsi.
Come detto, c’è tempo anche per una passeggiata tra le meraviglie di Bassano. Compresa sosta alla storica Grapperia Nardini sul Ponte, per l’immancabile Mezzoemezzo, l’aperitivo bassanese. Altro che concertoni del Primo Maggio.